Fabio Civitelli e il suo Tex
Ad ArtePadova una personale e l’incontro con l’artista
Anche se il suo successo lo deve ai 35 anni di fedele illustratore dei fumetti di Tex, Fabio Civitelli è in veste di artista che sarà omaggiato nella 30^ ArtePadova, dove la galleria Ca’ di Fra’ di Milano gli dedica una personale con una quindicina di tele in bianco e nero e 32 acquarelli.
L’autore sarà presente in Fiera a Padova domenica 17 novembre all’incontro delle 15,30 (sala congressi - padiglione 7, accanto alla sua mostra) per rispondere alle domande della gallerista Manuela Composti di Ca’ di Fra’, che gli farà rivivere la sua carriera artistica.
Ciò che di Civitelli il pubblico vedrà ad ArtePadova è frutto dell’accordo con la © Sergio Bonelli Editore, proprietaria del personaggio Tex fin dalla prima uscita nel 1948 curata da Giovanni Luigi Bonelli e dal disegnatore Aurelio Galleppini. Civitelli ha realizzato 32 tavole a colori ed altrettante in bianco e nero per il fumetto intitolato L’Apache bianco pubblicato nella collana ColorTex in edicola nel febbraio 2019, pensando un prodotto privo dei consueti balloon (le “nuvolette” che contengono dialoghi e pensieri dei personaggi), proprio a sottolineare il valore artistico di queste opere; le tele 40 x 60 cm tutte autenticate dall’autore - sono state invece realizzate a china usando spesso un pennello a una sola setola, col puntinato che costituisce la “firma” di Civitelli. Ogni tela racconta una storia di Tex Willer, nella quale è evidente la passione dell’autore per la natura, per la fotografia e per alcuni classici della filmografia internazionale che trovano citazioni in questi quadri, posti in vendita come opere uniche come pure gli acquerelli: l’opera è stata concepita come un dittico costituito dalle due tavole, in bianco e nero e acquarellata.
“Con Fabio Civitelli abbiamo iniziato un percorso nel lontano 2012 fatto di mostre personali in galleria e incontri con il pubblico con l’intento preciso di sottolineare e difendere l’idea che il fumetto è arte a tutti gli effetti e trova il suo posto legittimo alle pareti di una galleria d’arte contemporanea” spiega Manuela Composti e aggiunge: “L’incontro del 17 novembre con l’autore sarà anche l’occasione per presentare il libro La mia arte in cui viene raccontata l’esperienza artistica di Fabio Civitelli dall’ultimo anno di liceo fino alla collaborazione con Ca’ di Fra‘ che ha l’artista in esclusiva per le proposte non editoriali.
Giorgio Laveri, Fair Play
Nel corso della sua quasi cinquantennale esperienza artistica Giorgio Laveri, scultore di Savona, pur variando lo stile e i campi in cui ha agito, ha mantenuto fede alla vicinanza agli ultimi, si è sempre affidato al suo primo amore: il cinema; e con ironia rappresenta cinematograficamente anche aspetti tragici. Le sculture e le tele di Giorgio Laveri si caricano nella loro totemica imponenza di un’ironia sagace che ci spinge magneticamente ad avvicinarci, a scrutare questi giganti del quotidiano vivere. Tuttavia nel profondo delle infinite cromìe proposte, è celata un’ombra, un vuoto che pone lo spettatore sotto il giogo del gigantismo laveriano. Imbrigliando le nostre emozioni. Vincolando i nostri occhi a un’indagine visceralmente coinvolta e tesa a cogliere un messaggio nascosto all’interno di questi colossi ceramici. Solo allora, dopo aver demolito l’ineccepibilità delle forme, la luce fulgida degli smalti policromi e la nostra ombra celata nei riflessi di oro e platino, ci troviamo soli davanti al pensiero e all’idea cardine di queste opere d’arte.
Laveri propone tutto il suo infinito universo artistico al pubblico di Padova, città che è ormai la sua seconda casa e che nel corso della sua carriera l’ha ospitato nell’annuale appuntamento di ArtePadova e anche nelle numerose esposizioni e performance organizzate dalla Galleria Rossovermiglio: da Sala giochi nel 2006 a Un caffè con… passando per la storica performance del CilieGiotto.
In questa antologia della sua produzione, Laveri satura il nostro vedere. Una tira l’altra, ciliegie immense per golosi insaziabili. Pont des arts, lucchetti inviolabili per amori eterni. Truka, rossetti a misura di cinema. Moka, pura italianità allo stato liquido prodotta da una totemica caffettiera in oro e platino. Oppure Gustavo, piccolo carro armato giocattolo di soli 35 centimetri. In queste opere risiede la chiave di lettura delle sue sculture che non rappresentano un mondo reale, ma con ferocia propongono una critica. E allora Truka è simbolo di una bellezza effimera che quotidianamente ci viene proposta da cinema, tv e social: bellezza che ci appare così lontana, immensa e inarrivabile ma che tuttavia ci attrae magneticamente nascondendo al suo interno una fragilità ed un’assenza incolmabile che Laveri propone realizzando i rossetti nella fragilissima materia ceramica e lasciando all’interno delle sculture un vuoto tremendamente abissale. Le ciliegie diventano rappresentazioni consumistiche dell’uomo vorace che aliena il proprio vivere cedendo all’istinto del consumo sfrenato. La caffettiera in un periodo di incombenti nazionalismi incarna gli slogan patriottici di una supposta superiorità italica. Il lucchetto si erge a ultimo baluardo di un perduto amore romantico che pur di sopravvivere è costretto ad ancorarsi su uno sperduto ponte francese. Infine i carri armati che oggi più che mai simboleggiano un mondo irrimediabilmente discostato dalla vita, in cui la guerra diventa un gioco, con persone di paesi remoti come pedine in balia dei nostri carri armati, mentre rimaniamo spettatori indignati di questo atroce gioco quotidiano.
Rossovermiglio Arte
Jorrit Tornquist, maestro della luce e del colore geometrico
Pochi sanno che il camino e il tetto del termovalorizzatore di Brescia che dal 1996 si ammira dall’autostrada Serenissima, di un particolare azzurro cangiante che si fonde col cielo, è il progetto di Jorrit Tornquist, artista austriaco nato a Graz.
Più che come pittore, Tornquist che dal 1992 ha la cittadinanza italiana, è forse più conosciuto per i suoi studi di architettura e di progettazione del colore, messi a frutto in importanti realizzazioni soprattutto pubbliche: tra cui una scuola alberghiera austriaca ad Aigen im Einnstal, case popolari piemontesi a Grugliasco e Rivalta, la centrale termoelettrica sul Mincio o il Ponte Expo di Milano.
Ad ArtePadova il maestro della luce è protagonista di una personale messa a punto dalla galleria Spirale Milano con una quindicina di opere degli anni più recenti, in cui il cromatismo e la geometria restituiscono all’occhio effetti particolarmente sorprendenti e piacevoli che non sembrano il risultato di una sperimentazione fine a se stessa. Come teorico del colore Jorrit Tornquist in origine si avvicinò al pensiero di Rudolf Steiner, grazie al quale conobbe la Teoria dei colori, il saggio scritto nel 1810 da Goethe in antitesi con la teoria di Isac Newton. Partendo da questi studi l’artista austriaco nel 1999 pubblicò Colore e luce. Sue opere sono esposte in Europa, Russia e nel continente americano. Questo studioso del colore e della luce si può dire abbia declinato nel sociale la sua chiave artistica, trasformando edifici o loro porzioni (camini, tetti, pompe, depuratori) in oggetti artistici capaci di comunicare sensazioni positive: non capita spesso infatti di compiacersi nell’ammirare il camino di un depuratore!